Lana monotasking

... lo studio, pubblicato su Nature, dimostra che solo il 2% della popolazione è davvero in grado di svolgere un'attività diversa con ciascuna mano. Il restante 98% accusa un sensibile calo di efficienza quando prova a concentrarsi su più di due mansioni in contemporanea. La dottoressa Melania Stunner, la neurologa che ha guidato il team internazionale di ricercatori, precisa che «sono necessarie ulteriori analisi per comprendere come i tetrasferi cerebrali dei multitaskers si coordinino in situazioni di stress»...

A fianco dell'articolo un'immagine delle quattro parti del cervello si colorava ritmicamente per illustrare le funzioni di ogni tetrasfero. Nel mezzo, la forma a croce un po' sbilenca del corpo calloso rimaneva grigia.

Lana stava finendo di pranzare davanti al portatile quando le squillò il cellulare. Mentre guardava accendersi di rosso la corteccia motoria, di blu gli emicampi visivi e di verde le aree di elaborazione del linguaggio, con una delle sue quattro mani prese una pesca a sinistra del computer e con un'altra, a destra, il telefonino.

Era Marilena. «Ciao Lana, come va? Sono agitatissima per domani! Ti ricordi vero di portarmi il dvd? Non so cosa farei se qualcosa andasse storto alla prima proiezione!»

«Me lo deve dare Paolo stasera all'incontro dei Granelli, te lo porto domattina».

«Grande, grazie! Fate ancora parte dei Granelli fra gli ingranaggi? Mitici! Fra un'associazione e l'altra ti ricordi anche di respirare, vero?», una risata un poco isterica, poi: «Ti lascio che devo correre in ufficio! Non ti dimenticare il dvd, eh, contiamo tutti su di te! Faremo un cineforum strafico! Ohhh, è da tre giorni che continuo a ripetermelo!»

Un'altra risata acuta e la chiamata si interruppe. Lana sorrise; quindi addentò la pesca mentre appoggiava il telefono e raccoglieva il piatto e le posate sporche. Riprese in mano il telefono avvicinandosi al lavandino, infilò le stoviglie sotto l'acqua calda, diede un secondo morso alla pesca e mise del detersivo sulla spugna mentre scriveva un promemoria a Paolo.

Stava sistemando il piatto gocciolante sulla rastrelliera sopra al lavello quando il biip del cellulare annunciò la risposta.

Ciao Lana! Mi spiace, ho lasciato le chiavi della bici da Alessia ieri sera e oggi non riesco a recuperarle, mi sa che stasera non vengo...

Lana strinse due delle sue mani a pugno e si morse un labbro. Ma come è poss... Aspetta, Alessia! Si girò di scatto verso l'orologio a muro. Le zigzaganti lancette rosse segnavano le due meno un quarto. Era già tardi! Mandò un secondo messaggio a Paolo mentre finiva di rigovernare. Appena ricevette la risposta compose in fretta il numero di Alessia.

I tuut del cellulare si susseguivano uno all'altro. Eddai, rispondi! Diede una veloce scorsa alle email meno urgenti della mattinata. Aveva quasi perso le speranze quando Alessia rispose con una voce assonnata.

«Pronto?»

«Ciao Alessia, Paolo mi ha detto che ieri si è dimenticato le chiavi della bicicletta da te».

«Mmmh... Sì, le ho viste. Perché?»

«Se oggi pomeriggio me le porti posso dargliele stasera alla riunione».

Una pausa. «Che riunione? Ah, già... Ma... Dovevamo uscire, oggi?», uno sbadiglio. «In realtà pensavo di stare a casa, sono un po' stanca...»

Lana alzò la voce.

«Ma eri tu che volevi andare in centro!»

«Sì, ma...»

«Ti prego, è importantissimo!»

«Uff...», altra pausa. «Ok, basta che non fai tardi come l'ultima volta, se no me ne vado!»

«Promesso! Ciao, a dopo!»

Lana tirò un sospiro di sollievo. L'appuntamento era per le tre meno venti: aveva più di mezz'ora, poteva farcela senza problemi. Gli articoli per il giornale erano già tutti online dalla mattina e per la riunione di quella sera non doveva studiare nulla. Andò in bagno a lavarsi i denti e a prepararsi. Mentre tornava in cucina sentì girare la chiave nella serratura dell'ingresso.

Scansò la porta che si apriva, disse un allegro «ciao» alla coinquilina e si affrettò verso il tavolo per recuperare il pc. La coinquilina mugugnò un saluto e andò dritta in camera.

Wow, oggi è di buon umore. Lana portò il pc in camera e prese la borsa piccola appoggiata alla scrivania, poi raccattò il portafogli dal comodino, la penna e il bloc notes da sopra la sedia e le chiavi da... ah... da sotto la sedia. Stipò tutto nella borsina e uscì.

In strada Lana pedalava senza fretta, godendosi il sole e l'aria tiepida della primavera. Non aveva neanche attivato il secondo manubrio per aiutarsi nella pedalata con le braccia inferiori. Arrivata al semaforo stava per immettersi nella pista ciclabile quando esclamò: «Cazzo, Amnesty!» e frenò di colpo. Il materiale della campagna referendaria! Quanto tempo aveva? Prese il telefonino... Merda!

Fece dietrofront e si diresse a tutta velocità verso il suo palazzo, lasciò la bici appoggiata al muro, corse su per le scale, rientrò in casa col fiatone, quindi in camera, raccolse i fogli e lo striscione, li buttò nello zaino alla meno peggio, passò sotto allo sguardo fulminante della coinquilina e ridiscese gli scalini a quattro a quattro, rimontò sulla bici e via verso la sede di Amnesty, in periferia.

Quando infine giunse all'appuntamento con Alessia era sudata da capo a piedi. A cavalcioni della bici si appoggiava con tutte e quattro le mani su entrambi i manubri.

«Scusa...» disse senza fiato all'amica, «il ritardo. Ho dovuto portare... le firme... per il referendum...»

Alessia sembrava stupita.

«Ritardo? Non ci dovevamo vedere ora?»

Prese lo smartphone. «Alle tre, no?»

Lana deglutì con la gola secca, poi sorrise e disse: «Meglio così, allora!»

Alessia la scrutò da capo a piedi, con un sorrisetto ironico: «Per quale lontanissimo paese ti stai ammazzando di fatica, questa volta?»

Lana spalancò gli occhi. «Eddai, non puoi non aver sentito parlare della Legge Bozzi, quella sulla pena dell'amputazione delle mani!»

Alessia scoppiò a ridere. «Sì, e poi? Come possiamo avere una legge del genere qui?»

Lana rispose irritata: «L'hanno approvata l'estate scorsa durante i mondiali... Ma ormai sono mesi che abbiamo lanciato la campagna, ne parlano tutti!»

«Boh, forse qualcosa avevo sentito...» disse Alessia con un sopracciglio inarcato e un dito a grattarsi la fronte.

«Hai le chiavi di Paolo?»

L'amica si portò una mano alla bocca. «Oooh, mi dispiace, le ho lasciate a casa!»

Lana, col volto ancora grondante di sudore, cominciò a sbattere ossessivamente una palpebra.

«Non era importante, vero? Perché fino a stasera io non rientro a casa» aggiunse in fretta Alessia.

Le quattro mani di Lana si staccarono dai manubri con un sincronismo ineccepibile.

«Ehi, che fai? Aspetta, no, lasciami! Aiutooo!!!»

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